"s’i fosse papa, allor serei Giocondo,
ché tutti cristiani imbrigarei"
(Cecco Angiolieri)
Giocondo Talamonti (al quale rispondo pubblicamente pur senza
conoscerlo, spero non me ne voglia) se la prende con dei sedicenti
artisti che imbrattano e deturpano, chiedendo misure repressive,
telecamere, vigili urbani, suggerendo di scoraggiare il binomio
arte/murales anche con la collaborazione delle associazioni del tempo
libero:
http://www.comune.tr.it/comunicato_stampa.php?id=34478&pagina=1
“Iniziative repressive contro l’imbrattamento dei muri"
25.08.2009 – ore 09:40 – Le propone il consigliere Talamonti per combattere il degrado di alcune zone della città
Eppure era lo stesso Giocondo che, una settimana fa, diceva che
"occorre coinvolgere le scuole per favorire l’educazione e la
formazione delle giovani generazioni" e che nel caso di un’altra
sicurezza (quella stradale) prima e più delle sanzioni (delle quali si
arrivava a sindacare persino la legittimità, suggerendo controlli sui
t-red) proponeva di valorizzare prevenzione e consapevolezza dei
cittadini.
http://www.comune.terni.it/canale.php?mod=comunicato_stampa&op=index&id=34468&idc=3
Talamonti: “Prima degli autovelox usiamo la prevenzione”
17.08.2009 – ore 13:27 – Il consigliere comunale con un’interrogazione chiede chiarezza anche sui foto-red
Io non ho mai scritto su un muro. Non lo dico per decolpevolizzarmi, ma
per dire che non sono un patito della cosa. Eppure di scritte
memorabili in città ne ricordo tante. "Benvenuti in California", "Né
eroina né polizia", "Costruire mondi", "Se tu fai la legge… io faccio
l’illegalità". Oppure mitici murales, come l’Hulk sulla salita dalla
Coop verso l’ospedale, l’Uomo Ragno…
Non piace. Ad alcuni. Ma è cultura. A qualcun altro non piacerà
Esterni, il Jazz, Maree, CavourArt, la Stagione di Prosa, gli Eventi
Valentiniani…
Si capisce che il punto non è questo. Non sto a questionare se un
consigliere sia più o meno titolato di me o di altri a dire cosa sia
arte (o cultura) e cosa non lo sia. Del resto, una scritta imbratta. Ed
è vero, vedere i muri "taggati" anche a me non fa piacere, non lo
paragonerei a pipì di cane perché mi sembrerebbe offensivo, ma insomma.
Ma Talamonti non mirava all’arte.
Il punto è che ci si scaglia con facilità contro alcuni. Con etichette
così facili da usare per un politico che quasi mi stupisco che lo si
faccia così poco. Però secondo me, in quanto cittadino, nel momento in
cui un gruppo di ragazzetti diventa strumento per una studiata azione
politica, facendo da bersaglio di un consigliere comunale, sorgono tre
questioni.
1- La coerenza, croce dell’umanità.
La stessa amministrazione comunale di Terni ha dato ai writers uno
spazio (sufficiente?) per fare i loro pezzi. E così ti vedi Herone,
Nemo Reps ed altri (più o meno noti, e più o meno bravi) in viale
fonderie. Finalmente, invece delle tag fatte di corsa, con l’ansia
della repressione formato vigile urbano (compulsivamente fatte in ogni
angolo disponibile), i ragazzi hanno tempo di pensare, progettare,
realizzare i loro murales. Il passaggio è sottile ma fondamentale. Vuol
dire che, mentre fanno quei murales, i ragazzi non usano
(imbrattano/rompono), ma SONO la città. A modo loro, senza imbeccate o
paternali. Liberi ed uguali in dignità e diritti. E lì il binomio
arte/murales innegabilmente si manifesta.
2- Sicurezza vs protezione sociale
Perché si fanno diventare i ragazzetti lo spauracchio della città? I
ragazzetti sono bulli, sono deturpatori, sono sedicenti artisti, la
polizia li prende, li identifica, sono un gruppo multietnico (sembrava
una barzelletta, siccome c’era anche un italiano allora giù con
l’elenco delle nazionalità, c’era un inglese un francese un tedesco e
un italiano- ma solo uno, potete ancora stare tranquilli…). C’è
perfino chi suggerisce di mettere più vigili e di installare
telecamere, così li fermiamo, ‘sti debosciati. Che manco votano…
sottigliezza non da poco.
Chiedo, chiedo, fortissimamente chiedo a Giocondo Talamonti (e a chi ci
amministra, fresco di elezione) quale sia la sua scelta tra sicurezza e
protezione.
Perché io la sicurezza non la voglio. Nella sicurezza, siamo tutti
soli. I bulli, da soli. I poliziotti, da soli. I consiglieri comunali,
da soli. La sicurezza risponde alla paura, e di essa ha bisogno; se non
ce n’è a sufficienza, basta crearne un po’. Si può usare anche solo il
disturbo: nella solitudine, si può scambiare il disturbo con la paura,
perché non c’è più spazio per l’accoglienza e la comprensione.
Ma io so ancora riconoscere la differenza. La campana della chiesa che
suona alle 6 e mezza di mattina di fronte alla mia finestra mi
disturba. La diossina dell’incendio di Vascigliano mi spaventa.
Il caldo eccessivo di questi giorni mi disturba. Il cromo esavalente nelle acque di falda mi spaventa.
La differenza è che la finestra di casa mia me la chiudo da solo. E’
per le cose più difficili, quelle che mi spaventano, che ho bisogno di
protezione. La sicurezza ci difende gli uni dagli altri. La protezione
si prende cura di tutti. Da che parte stiamo? Cosa vogliamo fare della
nostra città? E’ possibile stare un po’ da una parte e un po dall’altra?
3- L’etica
Sull’etica, anche se non posso non passarci, non mi dilungo. Potrei
facilmente inciampare in un terreno così alto. Mi faccio venire in
soccorso dal dialetto. A Terni, i bambini ed i ragazzi vengono chiamati
genericamente "fiji": figli. E al visitatore di un’altra città che ci
chiedesse "beh sì, ma figli di chi?" non potremmo fare altro che
rispondere, con la naturalezza che si addice a una realtà di provincia:
"di tutti"!